Tra pianori e rocce scoscese, lungo torrenti e laghi, si trova la Badia di San Gemolo in Valganna, simbolo del monachesimo in Lombardia….

Una leggenda racconta che nel 1047 il giovane diacono Gemolo, mentre scortava lo zio vescovo verso Roma, fu decapitato da un gruppo di briganti che ne schernì la fede.

Ma Gemolo, dopo l’uccisione, cavalcò a lungo portando con sé la sua testa e si fermò presso un colle situato nel luogo in cui sorge ora l’abbazia.

Qui il ragazzo venne sepolto e il succedersi di miracoli condusse alla sua santificazione nel XI secolo, cui seguì la fondazione dell’abbazia, per opera di tre canonici del Duomo di Milano.

Grazie alla posizione del luogo e alla protezione degli arcivescovi, la comunità benedettina di Ganna in breve tempo ebbe un’ampia giurisdizione sul territorio circostante, unita alla potente abbazia benedettina di Fruttuaria, legata alla corrente cluniacense.

Nell’ultima decade del XII secolo San Gemolo difese la sua indipendenza dall’ingerenza della casa madre di Fruttuaria, rifiutando le onerose tasse imposte e nel 1212, dopo vari ricorsi all’autorità papale, Ganna ottenne di poter accogliere nuovi monaci ed eleggere i propri priori liberamente, mentre all’abate fu riconosciuto il diritto di conferma di questi ultimi e l’ ospitalità per sé e otto cavalieri.
Il potere di San Gemolo cominciò a declinare intorno alla metà del Quattrocento, quando la Badia di Ganna, fu eretta in commenda, ciò vedeva l’assegnazione del beneficio ecclesiastico a un funzionario di nomina pontificia, spesso estraneo alle comunità e alle loro esigenze.

Questa situazione rese sempre più precaria la vita della comunità, poi aggravata nel novembre 1511, quando l’edificio fu saccheggiato da truppe svizzere di passaggio.

La Commenda di Ganna giunse nelle mani del cardinale Giovanni Angelo Medici, nel 1542, quando del priorato sopravvivevano ormai le sole strutture e un patrimonio poco redditizio per la sua natura in gran parte montuosa e boschiva.

Così il cardinale decise di donare San Gemolo all’Ospedale Maggiore di Milano nel 1556, che a sua volta cedette la Badia nella prima metà dell’Ottocento, poi nel 1894 vendette a privati anche gli stabili, che avevano subito vari trasformazioni e ridimensionamenti.

Dopo l’acquisizione di parte della proprietà da parte dell’Associazione degli Amici della Badia di San Gemolo, fondata nel 1971, iniziò la gravosa opera di restauro del monumento, ceduto nel 2000 alla Provincia di Varese, che ha proseguito il recupero dell’abbazia.

All’epoca romanica risale la costruzione della chiesa abbaziale, del campanile e del chiostro pentagonale, la cui struttura risulta alleggerita al pianterreno dal tradizionale loggiato.

I corpi dell’abbazia accoglievano le foresterie, per la funzione di ospitalità di pellegrini e mercanti lungo le vie transalpine, dove la stazione di Ganna fu un importante punto di sosta e presidio del territorio.

Tra le parti più antiche del complesso spicca il corpo della torre campanaria, con gli angoli sottolineati da conci angolari lisci e di dimensioni maggiori rispetto alle pietre e ai mattoni delle specchiature.

L’interno della chiesa è diviso in tre navate, realizzate in tempi successivi, poichè quella centrale, presenta una volta a botte, mentre quelle laterali sono coperte da volte a crociera.