Miguel Angel Asturias è stato uno dei padri della Letteratura latinoamericana, ma fu anche giornalista, politico, diplomatico e viaggiò praticamente in tutto il mondo, fino alla vittoria del Premio Nobel nel 1967…

Asturias nacque a Città del Guatemala il 19 ottobre 1899 durante la dittatura di Manuel Estrada Cabrera e tutta la sua infanzia e adolescenza furono segnate dai soprusi che la giunta militare riservò al Paese.

S’interessò da subito al problema della discriminazione sociale degli indios, tematica che approfondirà gradualmente e che si concretizzerà nella trilogia bananera composta da Leggende del Guatemala, Il signor presidente e Uomini di mais.

Tra i suoi libri più importanti c’è Uomini di mais, una sfilata di personaggi, racconti e luoghi legati alla tradizione popolare guatemalteca, al cui centro c’è sempre il mais, da cui non dipende solo la sopravvivenza fisica dei contadini discendenti dei Maya, ma anche quella della cultura, che trae origine dal Popol Vuh, il libro sacro.

Asturias, facendo incontrare la poesia con le suggestioni delle civiltà precolombiane, dà vita a un affresco di storie e personaggi che è anche un lucido manifesto politico di denuncia di quando il Guatemala cadde sotto la dominazione della United Fruit Company, la compagnia nordamericana che si appropriò di tutta la terra e di tutte le anime mentre instaurava uno Stato nello Stato.

Le Leggende sono la rivendicazione della dignità morale e spirituale del popolo indio, che Asturias esprime con un apparato lessicale dove è ricorrente l’uso del parallelismo, dell’onomatopea, dell’allitterazione, che insiste nell’espressione di immagini di un surrealismo barocco. Le sue sono opere di difficile lettura, dotate però di una forza evocativa unica.

Lo stesso Asturias definisce la sua opera intrisa di due realtà, una sociale, politica, popolare, con personaggi che parlano come il popolo guatemalteco, l’altra che li racchiude in una sorta di atmosfera e di paesaggio da sogno”.

Profondo conoscitore della cosmogonia Maya, cercò di diffondere le fondamenta di quella virtuosa civiltà in Argentina, dove viene nominato prima addetto culturale all’ambasciata guatemalteca in Argentina e due anni dopo ambasciatore, e in Europa a Parigi e Londra.

Se l’esperienza parigina fu decisiva ai fini della formazione politica e culturale di Asturias, dove conobbe ed entrò in contatto con i principali intellettuali come Paul Valery, Pirandello, Thomas Mann, Pablo Picasso e James Joyce, la permanenza in terra Argentina riguarda invece la parte delle convinzioni e delle prese di posizioni, che gli valsero l’esilio prima nella Cuba comunista e poi nella Spagna franchista.

Il suo impegno politico lo portò a ricevere dall’Unione Sovietica il Premio Lenin per la pace nel 1966 e poi il Premio Nobel per la letteratura nel 1967.

Nel maggio 1972 visitò Israele e a giugno venne pubblicato l’ultimo romanzo, Venerdì di dolori, dedicato agli studenti che lottano contro la dittatura.

Dopo aver incontrato nel 1973 a Parigi l’ex presidente argentino Juan Domingo Perón lo scrittore non poté più visitare, nel Cile del dittatore Augusto Pinochet, l’amico Pablo Neruda, gravemente malato, che morì quello stesso anno.

Asturias morì a Madrid il 9 giugno 1974, lasciando un vuoto incolmabile nella letteratura non solo latinoamericana, ma anche mondiale.