GianniBrera

“Divertirsi a tavola è privilegio di colti in materia di cibi e di vini: ma tu dirotta il carrello dei rimasugli, oste della malora: vieni con il tagliere e affetta sotto i miei occhi salame e bondiola, salsicciotti e bresaola, se li hai buoni. Nel contempo, consigliami i vini adatti – presentami prima la carta con i prezzi, se non vuoi noie – e capisci il saputello con ragazzola che comanda il Barolo e pretenderebbe di metterci il ghiaccio! Il saputello non si merita il Barolo e tu fai benissimo, non appena si distrae, a sostituirgli la nobile bottiglia che gli hai fiduciosamente servita con altra di più abbordabile inoffensivo Chiaretto”.

(La pacciada, Gianni Brera)

Sono passati 27 anni da quando il più grande giornalista sportivo e ottimo gastronomo italiano, Gianni Brera, che amava i piatti tipici della bassa, con i suoi compagni di avventura in redazione e nelle sue uscite goderecce, mori in un terribile incidente automobilistico, in una pianura avvolta dalla nebbia, nella notte tra il 18 e 19 dicembre 1992.

Da sempre gli amici e i compagni di tavola di Gianni Brera lo  ricordano come un re della gastronomia dell’Oltrepo Pavese, oltre ad essere un appassionato conoscitore e bevitore di vini rossi e bianchi, con una cantina ben fornita di salami, pronti da tagliare alla prima occasione.

Brera, amante delle tavolate da intrattenere con numerosi bolliti, e una serie di accostamenti arditi per le papille gustative, non mangiava molto, ma aveva una serie di locali che era solito frequentare per sentirsi a casa.

Con i suoi amici, il Gioânn, dopo aver lasciato a casa la sua Olivetti, teneva delle serate a tavola che potevano durare nottate intere.

Al solito tavolo del giovedì in trattoria o in trasferta era sempre lui a parlare: affascinando i commensali, con le storie di Rocco e Rivera, o che andasse dalla storia alla letteratura, dalla monda delle rane alla ricetta della zuppa alla pavese.

Il simbolo dell’amore di Brera per la gastronomia resta La pacciada, il libro scritto in coppia Luigi Veronelli, sulla cucina e le tradizioni lombarde, edito dalla Mondadori nel 1973, poi rieditato nel 1996 da Baldini & Castoldi con una prefazione di Gianni Mura.

La pacciada per Brera era il mangiare a tavola, come lo era anche per Veronelli, che fu il più grande amico del più importante giornalista sportivo degli anni Sessanta-Ottanta del Novecento, unito a lui da una profonda passione per il cibo e il vino, con un’attenzione particolare a quello padano.
Come Veronelli ideò uno stile inimitabile, così Brera lavorò a un linguaggio che innovò non solo il giornalismo sportivo ma anche il mondo del cibo.

Fu Gianni Mura, bravissimo giornalista sportivo e autore di recensioni di ristoranti italiani e stranieri nella sua rubrica Mangia e Bevi, sul Venerdì di Repubblica che, dopo la morte di Brera, mentre era a Malta per lavoro, scrittore l’articolo di ricordo del suo maestro, che ancora oggi resta un pezzo esemplare del giornalismo sportivo, omaggio a un genio nel campo sportivo e gastronomico.