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Il 29 dicembre si ricorda la figura di un uomo che divenne santo e martire dalle Chiese Cattolica e Anglicana.

Nato a Londra il 21 dicembre 1118 da una famiglia di commercianti di origine normanna, giunta nell’isola al seguito di Guglielmo il Conquistatore, Tommaso Becket fin dalla fanciullezza venne avviato alla carriera ecclesiale.

Formatosi all’abbazia di Merton, studiò a Parigi e, tornato in Inghilterra, si pose al servizio del Primate di Canterbury Teobaldo di Bec che, apprezzandone il talento diplomatico e la cultura, lo inviò a Bologna e ad Auxerre per l’approfondimento del Diritto Canonico e nel 1148 lo condusse con sé al Concilio di Reims.

Ordinato Diacono e Prevosto di Beverley e poi Arcidiacono, Tommaso entrò nelle grazie di Enrico II che, succeduto a Stefano di Blois nel 1154, su consiglio del Clero lo designò Cancelliere del Regno.

Durante il prestigioso mandato, contro ogni aspettativa episcopale e baronale, con le sue conoscenze in materia di Diritto Romano e concorrendo all’istituzione di una Curia Regis, Beckett avallò l’opera riformatrice del sovrano per ridimensionare l’autonomia dei Feudatari e restaurare la centralità monarchica.

Nel 1162, in virtù dell’amicizia col Re, lasciò la Cancelleria e sostituì Teobaldo di Bec nella guida della Chiesa inglese assumendo l’incarico di Arcivescovo di Canterbury e di Primate d’Inghilterra.

Tuttavia il nuovo incarico lo indusse a manifestare aperta ostilità alle restrizioni delle immunità ecclesiali propugnate da Enrico II, da quel momento, infatti, Beckett si dette alla rigorosa difesa degli interessi della Chiesa contrastando la Corte e la Legge eversiva del privilegio del Foro Ecclesiale del 1163, in seguito approvata con la riserva del salvo ordine nostro et jure Ecclesiae.

Il primo conflitto esplose quando fu concesso a una Corte secolare il diritto a processare un ecclesiastico responsabile di un reato, con la pretesa di Enrico II di subordinare la Chiesa a un giuramento di osservanza dei costumi del reame.

Una nuova ed energica obiezione del Primate degenerò nella ferma opposizione, nel 1164, da parte di Tommaso ad alcuni dei sedici articoli delle Costituzioni di Clarendon attraverso le quali il Sovrano intendeva subordinare l’intero Corpo Ecclesiale all’autorità regia.

L’atteggiamento d’irriducibile intransigenza irritò la Corona al punto da indurre Beckett a fuggire oltre Manica e riparare in Fiandra.

Partito dal porto di Sandwich il 2 novembre 1164 e accolto con onori da Luigi VII, interessato a indebolire il Sovrano inglese che già controllava un terzo della Francia e mirava a estendere la propria influenza anche nell’area di Tolosa, l’Arcivescovo andò prima in Borgogna, nel monastero cistercense di Pontigny, e in seguito nell’abbazia benedettina di Sens.

Tuttavia Tommaso continuò a contrastare il re inglese e sollecitò il sostegno di Alessandro III che, messo alla prova dagli aspri dissensi esplosi tra il Collegio Episcopale francese e Luigi VII, adottò una posizione di neutralità mentre Enrico II cercò la possibilità di raggiungere un’intesa sui privilegi da accordare al Clero.

Cinque anni più tardi, le tensioni sembrarono appianarsi in occasione del viaggio di Enrico II a Montmirail dove il 6 gennaio 1169 incontrò Luigi VII; ma Beckett non retrocesse dalle sue rigorose posizioni e solo nel 1170 si giunse a una conciliazione tra le parti, motivata dalla decisione di rimettere la questione al giudizio di un Concilio.

Tornato in Inghilterra, tuttavia, il Primate resistette ancora alle pressioni della Corona a proposito degli articoli di Clarendon, lesivi delle prerogative ecclesiali, e comunicò che li avrebbe accettati con la clausola salvo Honore Dei, inoltre contestò l’avvenuta incoronazione e associazione al trono del Principe Enrico il Giovane assumendone l’invalidità, poiché doveva essere officiata dall’Arcivescovo di Canterbury e non, com’era successo, dal Primate di York.

La situazione si arroventò quando, nel novembre 1170, con l’avallo del Papa Tommaso decise di scomunicare quanti, a partire dal Re, lo avevano espropriato del diritto d’investitura reale usurpandogli le prerogative.

Sempre più sulla difensiva, Enrico invitò gli Inglesi a tutelare il suo onore dagli attacchi dell’antagonista e si recò in Normandia per il Natale.

Il 29 dicembre 1170, quattro Cavalieri entrarono nella cattedrale di Canterbury e massacrarono Tommaso che stava svolgendo la messa, ma non fu mai storicamente accertato se essi avessero agìto per compiacere Enrico II o se avessero eseguito un suo ordine.

Alessandro III canonizzò  Tommaso Beckett il 21 febbraio 1173, nella chiesa di San Pietro a Segni, solo due anni dopo le sua morte.

La cattedrale di Canterbury diventò meta di pellegrinaggi e, il 12 luglio 1174, il sovrano venne costretto a sottoporsi a una pubblica penitenza mentre Beckett divenne il simbolo della resistenza cattolica all’assolutismo politico.