Nel giorno della Festa della Repubblica, la vita di un uomo simbolo di un’Italia migliore nel secondo dopoguerra…

Alcide De Gasperi nacque il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, vicino a Trento e fu nella vita politica austriaca che cominciò una lunga e fortunata carriera politica.

Nel 1905 entrò a far parte della redazione del giornale Il Nuovo Trentino e, diventato il direttore, appoggiò il movimento che desiderava la riannessione del Sud Tirolo all’Italia.

Dopo il passaggio del Trentino e dell’Alto Adige all’Italia continuò l’attività politica nel Partito Italiano Popolare di don Luigi Sturzo, divenne il presidente del partito, con la condizione di succedere a Sturzo se fosse stato costretto ad abbandonare la vita politica italiana.

Intanto in Italia erano gli anni del biennio rosso, che nel 1919 e nel 1920 vide la classe operaia protagonista di cruente lotte sociali e che contribuì non poco a spaventare la borghesia, favorendo le condizioni per l’ascesa di Mussolini.

Grande avversario del fascismo, De Gasperi fu imprigionato nel 1926 per la sua attività politica, diventando uno dei pochi leader a non accettare accordi col regime, anche se era stato nel 1922 favorevole alla partecipazione dei popolari al primo gabinetto Mussolini.

Dopo l’omicidio Matteotti, l’opposizione al regime e al suo Duce del giovane politico fu ferma e risoluta, anche se vide il suo ritiro dalla vita politica attiva a seguito dello scioglimento del P.I.P. e un lavoro nelle biblioteche vaticane per sfuggire alle persecuzioni del fascismo.

Con la seconda guerra mondiale De Gasperi contribuì alla fondazione del partito della Democrazia Cristiana, che ereditava le idee del Partito Popolare di don Sturzo.

De Gasperi non era però un uomo d’azione, ma un abile politico, che alla fine della guerra aveva le idee chiare sulla parte da cui stare, cioè quella degli americani.

Con la fine del Duce lo statista venne nominato ministro senza portafoglio del nuovo governo, ricoprendo la carica di ministro degli Esteri dal dicembre 1944 al dicembre 1945, quando formò un nuovo gabinetto.

Nel suo ruolo di presidente del consiglio, che mantenne fino al luglio del 1953, De Gasperi favorì una serie di coalizioni di governo, composte dal suo partito e da altre forze moderate del centro. Contribuì anche all’uscita dell’Italia dall’isolamento internazionale, favorendo l’adesione al Patto Atlantico e partecipando alle prime consultazioni che avrebbero condotto all’unificazione economica dell’Europa.

Infatti lo scopo principale della politica degasperiana fu proprio la politica estera e la creazione della futura Unione Europea, che nasceva nell’ottica di una grande opportunità per l’Italia per superare le proprie difficoltà.

Lo statista trentino morì a Sella di Valsugana il 19 agosto 1954, solo un anno dopo l’abbandono della guida del governo.