Spirito libero da ogni costrizione, Rabindranath Tagore raccontò per tutta la vita l’India, ricca di odori e profumi…

Nato a Calcutta, nel cuore dell’India, il 6 maggio 1861, da una famiglia ricca di tradizioni culturali e spirituali, Tagore studiò giovanissimo il bengali e la lingua inglese, cominciando a comporre le prime poesie a soli otto anni, ma s’interessò anche alla musica, alla danza e alla pittura.

Nel 1877 fu inviato nel Regno Unito dal padre Debendranath Thákhur, noto riformatore indù e mistico, per studiare diritto e fu lì che ebbe il tempo di approfondire la cultura occidentale.

Quando nel 1880 fu richiamato in India dal padre, Tagore aveva la convinzione che gli inglesi sapessero proteggere l’India e decise di dedicarsi all’amministrazione delle sue terre e alla sua arte.

Diversamente da Gandhi, che lottò per tutta la vita contro gli inglesi, Tagore si propose di conciliare e integrare in India le diverse culture, con il sostegno dell’esempio del nonno, che nel 1928 fondò il Sodalizio dei credenti in Dio, un culto che univa il monoteismo cristiano e il politeismo induista. Per un lungo periodo Tagore viaggiò tra Oriente e Occidente per tenere conferenze e divulgare la sua filosofia.

Nel 1901 fondò a Santiniketan, a cento chilometri da Calcutta, una scuola, dove attuare i suoi ideali pedagogici, infatti gli alunni vivevano a stretto contatto con la natura, mentre le lezioni erano conversazioni all’aperto, secondo l’uso dell’India antica.

La scuola, dove lo stesso Tagore tenne conferenze di natura filosofica e religiosa, si fondava sugli antichi ideali dell’Ashram, dove gli uomini si riunivano per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non era solo meditativa, ma anche attiva.

Il pensiero teologico che risiede alla base di tutta la produzione di Tagore è espresso soprattutto nell’opera Sadhana, con una scelta delle conferenze tenute nella sua scuola di Santiniketan, basate su un concetto mistico che parte dalle idee della filosofia Upanisad, anche se è aperto ad altre tradizioni culturali.

A partire dalla contemplazione della natura Tagore, infatti, vedeva in ogni manifestazione il simbolo dell’esistenza di Dio e anche dell’identità tra l’assoluto e il particolare, tra l’essenza di ogni uomo e quella dell’universo.

Nelle liriche invece Tagore esprime la propria passione e la sua convinta ricerca dell’armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende anche i numerosi lutti che avrebbe sofferto nel corso degli anni.

Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest, nel 1913 Rabindranath Tagore vinse il premio Nobel per la Letteratura, poi devoluto a favore della scuola di Santiniketan.

Nella sua amata scuola il grande poeta indiano morì il 7 agosto 1941.